Dipingere è per me quello che doveva essere per i pittori antichi: semplicemente un modo di “imitare per amore”.
L’uso dei pigmenti mi riporta alla tecnica di Giotto, il contenuto alla mia storia.

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La superficie è interpretata come una vicenda di segni e di colori colti nel momento di uno strapparsi da loro stessi.

 

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Nelle mie opere i colori lottano, sviluppano una tensione che può sfociare a volte nella contraddizione.

 

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Il mio pensiero creativo è alla continua ricerca di una sintesi. C’è un momento in cui penso di essere arrivato, di aver scaricato tutta la mia tensione creativa, e ciò avviene quando riesco a stabilire dentro la superficie degli ambigui equilibri fra segni, colori e questa figurazione che deve cancellarsi, dissolversi, contraddire se stessa…

 

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Quando dipingo utilizzo la pennellata automatica che diventa uno strumento per indagare all’interno del mio animo.

 

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